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13 Settembre 2019

L’outdoor salverà il mondo

Lì fuori c’è un mondo che ci aspetta. Quante volte ce lo siamo detti? Un mondo da scoprire, conoscere, amare. Oggi più che mai l’esigenza di esplorazione è viva; siamo curiosi, affamati e tramite internet possiamo incontrare luoghi che stanno dall’altra parte del mondo anche senza uscire di casa. Eppure, il viaggio è molto più di una raccolta di cyber informazioni, ma si nutre di profumi, di luci, di emozioni, di gusti e soprattutto di incontri.

Per questo a volte basta semplicemente aprire la porta di casa per lasciare entrare un po’ di novità e andare incontro all’aspetto più autentico di quello che c’è la fuori: la natura. Ecco cosa si intende per attività outdoor, tutto quello che si svolge al di fuori delle mura domestiche, meglio se immersi in un paesaggio incontaminato dove la natura ci accoglie come parte di essa, regalandoci i suoi tesori.

Negli ultimi anni la comunità che ha trovato nell’outdoor la propria fonte di ispirazione è cresciuta in modo esponenziale. La riscoperta del contatto con la natura ha ispirato sempre più persone e questo ha permesso di scoprire un numero in costante crescita di discipline sportive. Inoltre, nel periodo storico che ha trovato in Greta Thunberg la sua fonte di ispirazione, la riscoperta della bellezza del mondo che per troppo tempo abbiamo minacciato, ci ha elevato a nuova rinascita. Salvare l’ambiente per salvare noi stessi, sommersi come siamo dal “troppo”.
Ecco allora che ne deriva una considerazione semplice quanto illuminante: l’outdoor salverà il mondo. Questa asserzione deriva da diversi fattori: da una parte un dualismo che si basa sul rapporto impatto ambientale – ricadute positive sul territorio, dall’altra si lega invece a un concetto più filosofico che coinvolge diversi attori del movimento.

QUESTIONE DI BINOMIO

Ma andiamo con ordine. Si parla molto di impatto ambientale, di impronta, insomma, di rendere “misurabile” il tipo di influenza che ogni attività ha sulla natura e il debito che, attraverso ogni nostra azione, contraiamo con lei. Se prendiamo come esempio l’escursionismo, ovvero una delle attività principali del mondo outdoor, possiamo disegnare una sorta di risposta virtuosa della nostra analisi e a quel dualismo di cui parlavamo prima. Il trekking rappresenta infatti un valido modello sostenibile per lo sviluppo del terzo settore perché permette di sviluppare un turismo responsabile che cerca nel territorio le sue bellezze e le valorizza. Inoltre è un’attività che fa bene alla salute, sia dal punto di vista dello sforzo fisico, sia per le implicazioni psicologiche.
Spostarsi a piedi per raggiungere un luogo fa parte di quella filosofia del procedere lento per scoprire quello che il mondo là fuori ha da regalare. E oltre al trekking esistono molte altre discipline che fanno di questa lentezza il proprio fulcro, come la cicloturismo, l’arrampicata e, d’inverno, lo sci alpinismo (solo per citarne alcune) e tutto ciò che permette di spostarsi e scoprire un territorio che può attrezzarsi per rispondere al meglio alle esigenze degli appassionati e creare nuove figure professionali e strutture a loro dedicate.

AMORE PER LA NATURA

Sembra inutile dirlo, ma chi si appassiona a questo mondo sviluppa anche una sorta di rispetto per l’ambiente circostante che diventa per lui fonte di ispirazione e un qualcosa da tutelare. Si può parlare di amore nel senso più autentico, e dunque nel senso di protezione e salvaguardia. Scoprire il potere dello stare immersi in paesaggi incontaminati, fa sviluppare un senso di rispetto verso lo stesso, per questo l’amante dell’outdoor non compirà azioni dannose nei confronti della natura che lo ha accolto e svilupperà una sensibilità attenta verso le tematiche che riguardano il territorio, dai cambiamenti climatici, alle razze in via d’estinzione fino ai vari problemi idrologici di una determinata area.

UN CIRCOLO VIRTUOSO

Proprio per questo motivo, tutti i protagonisti del mondo outdoor rientrano in una spirale di cause-consueguenze che innesca un circolo virtuoso. Così come gli outdoor addicted sviluppano questa sensibilità nei confronti del mondo, accade anche per le aziende, che trovano nella sostenibilità non solo un valore in cui credere, ma anche un modello di business. I brand di questo segmento sono quelli più impegnati sulle tematiche del green trattandole in tutti i loro aspetti, sia che si tratti di abbigliamento, calzature e nutrizione. I temi di riciclo e biologico diventano caratteristiche da cui non si può prescindere, diventate nel tempo “conditio sine qua non” per entrare a far parte del sistema outdoor.
Insomma, là fuori c’è un mondo che ti aspetta, dicevamo, che chiede di essere tutelato, aggiungiamo. E sì, se mettiamo insieme tutto questo, l’outdoor può davvero salvare il mondo.

Sara Canali